Trattamento di fine rapporto

Il lavoratore ha diritto, per ciascun anno di servizio ad un accantonamento pari alla retribuzione annua lorda diviso 13,5. Il TFR spetta per ogni frazione di mese compreso il periodo di prova. Il TFR deve essere corrisposto alla cessazione del rapporto di lavoro.
Dall’importo del TFR viene detratto lo 0,5% calcolato sulla retribuzione imponibile lorda per finanziare il fondo istituito presso l’INPS per la garanzia del TFR in caso di fallimento dell’azienda.
A fine di ogni anno l’azienda rivaluta gli accantonamenti degli anni precedenti con una percentuale fissa dell’ 1,5% più il 75% dell’inflazione rilevata dall’Istat.
Il lavoratore ha diritto di chiedere un’anticipazione non superiore al 70% del TFR maturato a condizione che: abbia un’anzianità di servizio di almeno 8 anni; le richieste rientrino entro i limiti annui del 10% degli aventi diritto e comunque del 4% del numero totale dei dipendenti; sia giustificata dalla necessità di onerose spese sanitarie o per l’acquisto della prima casa di abitazione; l’anticipazione può essere chiesta soltanto una volta sola nel corso dello stesso rapporto di lavoro

A partire dal 2004 governo, cgil, cisl e uil, dopo aver tagliato le pensioni, hanno deciso di scippare il TFR ai lavoratori con il silenzio assenso per dar vita alla previdenza complementare. Le ragioni della previdenza complementare vanno ricercate in interessi politici ed economici del mondo finanziario banche, assicurazioni, gestori, cgil, cils, uil che hanno puntato ad appropriarsi del TFR dei lavoratori.
Contro lo scippo del TFR la Cub ha sviluppato un’intensa ed articolata campagna; con il TFR ai fondi pensione i lavoratori rinunciano ad un rendimento sicuro per uno a rischi e non prevedibile.
La Cub propone ai lavoratori di non regalare il TFR ai fondi, alla borsa, alla speculazione ed agli affaristi, ma di rivendicare il rilancio della previdenza pubblica.

Anche in virtù di questa battaglia lo spostamento del TFR alla previdenza integrativa è sostanzialmente fallito; la Cub continua la battaglia per impedire lo scippo del TFR ai nuovi assunti e per consentire a chi ha aderito ai fondi, di poterne uscire riportando il TFR in azianda.

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